Sciare sul ghiacciaio come Marcel Hirscher


In questo periodo, a causa della mancanza di neve, nella valle e in tutta la regione c’è un’atmosfera che fa pensare all’autunno inoltrato. Ma io voglio la neve. Voglio sciare. Perciò devo andare molto in alto. Prendo gli sci dalla cantina e vado sul ghiacciaio della Val Senales, a 3.200 metri di altitudine.
Dopo una corsa in funivia di sei minuti, che sembra non finire mai, alla fine eccomi in cima. Davanti a me si estende il ghiacciaio del Giogo Alto. La vista sul Wildspitze e sull’Ortles, le montagne più alte rispettivamente del Tirolo e dell’Alto Adige, è sempre molto emozionante. Il rumore scandito della seggiovia mi risveglia dal sogno di questo panorama; così a tempo di record mi metto il casco, i guanti e gli occhiali. Allacciati gli sci imbocco subito le piste piatte e larghe del Finail. Mentre risalgo attaccato allo skilift con i piattelli, che mi fa venire tanta nostalgia, sento sul viso il tepore del sole mattutino. Durante la discesa sento subito molto caldo in tutto il corpo. Avevo quasi dimenticato quanto siano faticosi i piegamenti sulle ginocchia. Per fortuna, però, le lamine sono ben affilate e da sole fanno già una buona metà del lavoro sul manto bianco che scricchiola sotto gli sci.


Con i muscoli finalmente caldi faccio alcune discese quasi da atleta sulla pista Gletschersee e quando la mattinata volge ormai al termine mi faccio coraggio e affronto la nuova e ripida pista nera Leo Gurschler. “Qualche settimana fa qui c’era Marcel Hirscher”, mi racconta uno sciatore della zona che si ferma vicino a me all’inizio della pista. “... fino al 60 per cento di pendenza, i polpacci già bruciano”, continua, saluta e scende in verticale come se la pista non incutesse già abbastanza paura, tanto è ripida. E allora parto, taglio il pendio con cautela, controllo il tipo di neve e la preparazione della pista. Ecco la prima curva. Fare attenzione ai movimenti del corpo, mantenere l’equilibrio, pressione sicura sugli spigoli, ginocchia ben piegate e proiettare il corpo verso valle. Sììì, è tutto ok. Le curve successive diventano più strette, la velocità aumenta. Ora sento anche l’aria fresca del ghiacciaio che mi batte sul viso. Il vento dà la spinta ai miei movimenti cadenzati, vado ancora un po’ più veloce, più sicuro e inizio a godermi le curve con movimenti pieni del corpo, al punto che verso la fine comincio persino a cantare “I’m on the highway to hell”: in qualche modo una canzone perfetta per la situazione. Solo quando mi fermo alla stazione di partenza della seggiovia mi accorgo che il mio corpo sta tremando, l’adrenalina sprizza da tutti i pori e il battito del cuore si sente fin nelle orecchie. Wow! Che emozione!
Mi fermo un po’ a questa quota così glaciale, circondato dall’imponente paesaggio alpino che mi infonde una certa reverenza e mi ricorda di guardare indietro. Alla discesa, all’anno scorso.
